L’utilizzo di DPI adeguati per la protezione dell’udito è un’arma di prevenzione potentissima. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la perdita dell’udito indotta dal rumore è la malattia professionale più comune, permanente e prevenibile al mondo. La diminuzione o la perdita dell’udito legate all’attività lavorativa sono definite ipoacusie da trauma acustico cronico. Si tratta di danni diversi dalla maggior parte degli altri infortuni sul lavoro: non provocano dolore o trauma visibile, sono impercettibili nelle prime fasi, si accumulano ad ogni sovraesposizione e generalmente occorrono anni per rendersi conto del danno. Quando cessa l’esposizione al rumore, l’evoluzione della sordità si arresta, ma il danno prodotto è irreversibile, non esiste purtroppo alcuna terapia efficace.
Cause della perdita dell’udito indotta
Il danno da rumore si verifica quando le onde sonore provenienti da alti livelli di rumore entrano nel condotto uditivo e fanno vibrare il timpano. Piccole ossa dietro il timpano trasmettono queste vibrazioni alla coclea. Le cellule recettoriali nella coclea convertono queste vibrazioni in impulsi elettrici e li inviano al cervello. Queste vibrazioni vengono poi interpretate dal cervello come suono. Quando alti livelli di rumore danneggiano l’udito, non danneggiano il timpano o le ossa. Il rumore intenso danneggia le cellule nervose della coclea. A differenza di altre cellule che possono rigenerarsi, le cellule nervose una volta danneggiate lo sono per sempre. La perdita dell’udito può avere diverse cause, ma è una conseguenza dell’esposizione a rumore intenso e costante quando:
- Si è esposti per lunghi periodi a rumori forti;
- La perdita dell’udito interessa le alte frequenze;
- L’ipoacusia è simmetrica e quindi ambedue le orecchie sono danneggiate allo stesso modo;
- La perdita dell’udito è graduale e occorrono anni per notare un danno permanente;
- Uno dei primi e più comuni sintomi è il ronzio nelle orecchie.
Raccomandazioni e legislazione
Prevenire la lesione professionale dell’udito è possibile se si seguono le linee guida dettate dagli organi della sanità mondiale. Queste raccomandazioni riguardano sia la potenza del rumore che il tempo di esposizione: i lavoratori non dovrebbero mai essere esposti a livelli di rumore superiori a 85 dBA e il tempo di esposizione non dovrebbe superare le otto ore al giorno. Restare al di sotto di queste soglie consente di ridurre al minimo la perdita dell’udito indotta dal rumore sul lavoro. I danni da esposizione al rumore dipendono dal volume e dalla durata dell’esposizione. L’esposizione abituale al rumore superiore a 85 dBA causerà una graduale perdita dell’udito e la legge italiana prevede l’obbligo di “controllo sanitario” per “i lavoratori la cui esposizione quotidiana personale al rumore superi 85 dbA”. Inoltre è assolutamente necessario e obbligatorio per il datore di lavoro fornire “i mezzi individuali di protezione dell’udito” nel caso di “lavoratori la cui esposizione quotidiana personale possa verosimilmente superare 85 dbA”; nonché obbligatorio per i lavoratori “utilizzare i mezzi individuali di protezione dell’udito forniti dal datore di lavoro” nel caso in cui la “esposizione quotidiana personale superi 90 dbA”.
DPI per la protezione dell’udito
Sono tre le tipologie di dispositivo che attenuano gli effetti del rumore sull’apparato uditivo: cuffie antirumore, inserti auricolari, elmetti acustici.
Le cuffie sono costituite da:
- conchiglie che coprono le orecchie e creano un contatto ermetico con la testa per mezzo di cuscinetti morbidi solitamente riempiti con liquido o espanso; sono solitamente rivestite con materiale fonoassorbente;
- fascia di tensione o archetti di sostegno;
- cinghia di sostegno flessibile su ciascuna conchiglia o sull’archetto di sostegno in prossimità delle conchiglie che serve a sostenere le conchiglie stesse quando l’archetto di sostegno è indossato dietro alla testa o sotto il mento.
Gli inserti auricolari – chiamati anche tappi – sono invece protettori auricolari che vengono inseriti nell’orecchio. Talvolta sono provvisti di un cordone o di un archetto di interconnessione. Sono da indossare sollevando il padiglione auricolare in modo da raddrizzare il condotto uditivo, favorendo l’introduzione del tappo che va leggermente ruotato. Al momento dell’uso vanno maneggiati con mani pulite, e si deve essere sicuri delle loro condizioni igieniche.
Gli elmetti acustici coprono sia gran parte della testa sia l’orecchio esterno. Ciò può ridurre ulteriormente la trasmissione dei suoni per via aerea alla scatola cranica e quindi ridurre la conduzione ossea del suono all’orecchio interno.
In sintesi
Con un uso appropriato dei dispositivi di protezione dell’udito, la giusta formazione e un programma strutturato di preservazione dell’udito, le ipoacusie da trauma acustico cronico sono del tutto prevenibili. Se hai dubbi su quale sia il dispositivo di protezione dell’udito più adatto alle necessità dei tuoi dipendenti, affidati a dei professionisti per trovare la migliore soluzione possibile.
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